Lingua e cultura giapponese

Festival della ceramica di Arita

Anche quest’anno, approfittando delle vacanze della Golden Week, ho visitato con la mia famiglia la vicina città di Arita, a meno di 30 chilometri da casa. La nostra meta era il celebre Arita Tōkichi (有田陶器市), l’annuale festival della ceramica che anima la città proprio in questo periodo.

Arita è un’affascinante cittadina situata nella prefettura di Saga, nel sud-ovest del Giappone. È un luogo intriso di storia, famoso in tutto il mondo per essere la culla della giapponese. 

L’importanza storica di Arita è legata indissolubilmente alla porcella. Fu proprio qui che, all’inizio del XVII secolo, vennero introdotte direttamente dalla Corea le tecniche di lavorazione che diedero inizio a una tradizione artigianale secolare. Quest’arte si è evoluta nel tempo, producendo opere di straordinaria bellezza, tanto che vennero esportate in Europa dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali con in nome di “Imari-ware”, derivato dal vicino porto della città di Imari da dove salpavano le navi dirette in Europa.

La reputazione di Arita si intreccia spesso con quella della vicina Hasami (波佐見), anch’essa rinomata in Giappone per le sue ceramiche. Tuttavia, il nome di Arita è tradizionalmente associato a porcellane artistiche e di alta gamma, Hasami si è distinta nel tempo per una produzione più orientata all’uso quotidiano e alla praticità.

Ed è proprio durante la Golden Week che Arita ospita il suo famoso festival della ceramica. In questa occasione, la via principale della città si trasforma in un vivace mercato a cielo aperto. Centinaia di bancarelle e piccole botteghe espongono una gamma incredibilmente vasta di porcellane e ceramiche: dai pezzi d’arte unici agli oggetti di uso comune, molti dei quali offerti a prezzi scontati. È un’opportunità imperdibile per immergersi nella cultura della ceramica, apprezarne la storia e persino incontrare rinomati artigiani locali. 

Una vita ad Arita non sarebbe completa senza una tappa al Tōzan Jinja (陶山神社). Questo santuario fu costruito intorno al 1600 per volere del governatore locale Sarayama, e originariamente chiamato “Arita Sarayama Sobyo Hachimangū”. Era dedicato al mitologico Imperatore Ōjin e a Nabeshima Naoshige, signore dell’omonimo clan che prese il controllo del dominio di Saga nel 1607. Si racconta che Naoshige abbia guidato i primi vasai coreani a Saga. Nel 1871, il santuario fu rinominato “Sueyama Jinja” (陶山神社), che significa letteralmente “santuario della montagna della ceramica”. Il nome attuale, Tōzan Jinja, deriva da una lettura alternativa del primo kanji del termine “Sueyama”. Il santuario onora anche Yi Sam-pyeong (noto in Giappone come Kanagae Sanbei) , considerato il padre della porcellana giapponese.

Un elemento distintivo di questo santuario è il suo magnifico torii, realizzato interamente in pregiata ceramica di Arita. Questo non segna solo l’ingresso a un luogo sacro, ma rappresenta anche un tributo tangibile e duraturo all’arte della ceramica che definisce l’identità stessa della città.

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