Lingua e cultura giapponese

A scuola in bici? In Giappone non è così semplice come sembra!

Come genitore italiano che vive in Giappone, ogni giorno mi imbatto in piccole e grandi differenze culturali, soprattutto osservando i miei figli frequentare le scuole locali. Alcune affascinanti, altre un po’ spiazzanti. Una di quelle che non ti aspetti riguarda un gesto apparentemente banale come…andare a scuola in bicicletta.

Forse noi in Italia diamo per scontato che se uno studente ha una bici e la scuola si trova a una distanza ragionevole, possa semplicemente inforcarla e partire. Beh, dimenticatevelo! Qui in Giappone, la faccenda è decisamente più…strutturata. Esiste infatti una prassi diffusissima, anche se non codificata in una legge nazionale unica, che regola il tragitto casa-scuola in bici (quello che in lingua giapponese e definito come jitensha tsūgaku) attraverso criteri ben precisi.

Abiti vicino alla scuola? vai a piedi!

La prima cosa che ha attirato la mia attenzione è la regola della distanza. In moltissime scuole medie e superiori giapponesi, puoi usare la bici per andare a scuola solo se abiti oltre una certa distanza minima, di solito fissata intorno a 1.5 o 2 chilometri. Avete capito bene: se la tua casa è troppo vicina alla scuola, niente bici, devi camminare. 🚶‍♂️🚶‍♀️

Questa soglia non è uguale in tutto il paese, ma varia da istituto a istituto. Viene decisa dalle scuole a livello locale e rientra nella norme del tragitto casa scuola (quelle definite come sūgaku kitei – 通学規程), o, per essere più precisi, di quelle specifiche sull’uso della bicicletta (jitensha tsūgaku kitei – 自転車通学規程 ). Spesso, queste regole fanno parte del ben più ampio e temuto, da studenti e genitori, regolamento scolastico generale (kōsoku – 校則). 

Forse è stato introdotto anche in Italian recente, questo non lo so non vivendoci, ma qui in Giappone quando iscrivi tuo figlio ad un ciclo scolastico (dall’asilo alle superiori) ti viene consegnato anche un documento, il “regolamento generale” che contiene tutte le norme e i comportamenti da rispettare all’interno di quel determinato istituto e che devono essere recepite non solo dagli studenti ma anche dai genitori stessi. Questo documento, è lo spauracchio, di studenti e genitori.

Perché questa regola apparentemente controintuitiva?

Parlando con mia moglie e mio suocero (professore in pensione), le ragioni ufficiali sono principalmente legate alla sicurezza: limitare il numero di bici nelle immediate vicinanze della scuola secondo le autorità scolastiche aiuterebbe a ridurre il caos e il rischio di incidenti negli orari di entrata e uscita degli studenti. Si dice anche che serva a incentivare l’attività fisica per chi vive vicino (anche se, onestamente, fatico ancora a capire la logica che sta alla base del vietare un mezzo allo stesso modo salutare per spingere i bambini a camminare…). Infine, c’è anche una questione più pratica: la gestione degli spazi, spesso limitati, per il parcheggio delle biciclette all’interno della scuola.

Il perfezionismo giapponese applicato alla bici!

Ma le sorprese non finiscono qui! Oltre alla distanza della propria abitazione dalla scuola, ottenere il “permesso per usare la bici” (si, avete capito bene, spesso serve un’autorizzazione formale!) significa anche sottostare a tutta un’altra serie di regole, anch’esse parte del regolamento generale, che a noi stranieri possono sembrare quasi maniacali per il livello di dettaglio. Ve ne riporto alcune che fanno parte del regolamento della scuola di mio figlio.

  • Il colore della bici: scordatevi bici di colori sgargianti o personalizzate. I colori comunementi ammessi sono il nero, il bianco o il grigio.
  • Equipaggiamento obbligatorio: sono normalmente richiesti il doppio cavalletto (non quello laterale!), portapacchi anteriore e posteriore. Il controllo della bici da parte dei genitori deve essere molto scrupoloso perché oltre alle norme previste dal codice della strada anche quelle della scuola devono essere controllate.
  • Manubrio: deve essere quello standard del produttore senza nessuna modifica.
  • Sicurezza: sono richiesti due lucchetti, e la bici deve essere equipaggiata per la pioggia, quindi parafanghi obbligatori. Il casco è tassativo e, spesso, viene indicato un modello specifico, uguale per tutti, acquistabile tramite la scuola o presso negozi convenzionati.
  • La “patente”: molte scuole (non tutte) organizzano addirittura corsi di guida sicura (anzen unten kōshūkai – 安全運転講習会) al termine dei quali rilasciano una sorte di “patente” agli studenti “abilitati” (riporto il termine del regolamento) all’uso della bici per andare a scuola.
  • Abbigliamento: normalmente si indossa l’uniforme scolastica. Mia moglie mi raccontava però che in alcune scuole femminili, per evitare incidenti o situazioni “sconvenienti”, e addirittura vietato andare in bici indossando la donna dell’uniforme, obbligando le studentesse a mettersi i pantaloni della tuta per il tragitto.

Insomma, come avete capito, andare a scuola in bici qui in Giappone è parte di un sistema iper-regolamentato, dove la sicurezza collettiva e il rispetto, quasi maniacale, delle regole sembrano avere la priorità assoluta su tutto, anche sulla naturale praticità individuale. Da genitore, devo ammetterlo, a volte può sembrare tutto eccessivamente rigido e burocratico. Tuttavia, vivendo qui, capisco le ragioni legate alla sicurezza in un paese così densamente popolato e attento all’ordine. È una mentalità profondamente diversa dall’approccio molto piu “libero” a cui siamo abituati in Italia.



Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *