I giapponesi sono davvero cosi gentili come dicono?
di FB
Io abito in Giappone e, ogni tanto, invito qualche amico a cena. Va detto prima di tutto che questa non è una cosa che i giapponesi facciano. Non si invitano di solito le persone a cenare a casa propria ma in un ristorante.
E quindi ancora più significativo è il fatto che ogni volta, automaticamente, verso le 11 uno dica: “Andiamo a casa?”
Tutti quanti si dichiarano d’accordo e uno si mette a lavare i piatti, un’altra a spazzare per terra, una terza a separare lattine in acciaio da quelle in alluminio, come richiesto dalla regolamentazione in vigore, ecc.
In un quarto d’ora la casa è pulita più di quanto non lo fosse quando sono arrivati.
Questo fatto illustra secondo me uno dei lati più straordinari di un popolo ammirevole. Nei quasi quarant’anni che ho passato in questo paese non mi è mai successo che qualcuno se ne andasse da casa mia senza pulire. Mai.
L’abitudine di cui vorrei parlare è quella della considerazione per gli altri che si manifesta in mille altri modi.
Supponi per esempio che tu manifesti un interesse per i pipistrelli.
Presto cominceranno ad arrivarti ritagli di giornale sui pipistrelli, mail con link ad articoli, fotografie, ricordini e quant’altro riescono a trovare. Chiedere non è necessario.
Esempio fresco di oggi. La settimana scorsa avevo parlato di sinestesia (una sensazione che ne causa un’altra in un senso diverso, ad esempio una nota che causa la percezione di un odore particolare) con un’amica. Stamattina è arrivato via posta un ritaglio di giornale riguardante la sinestesia del poeta francese Arthur Rimbaud e mandato da lei.
Questi sono i giapponesi. Si fanno regali come questo l’uno con l’altro molto spesso. Si tratta di regali piccolissimi e inaspettati, che quindi fanno ancora più piacere. Un dolce, di solito. Deve essere piccolo e di poco valore per non scatenare catene di controregali di valore crescente.
È per questo che sul mercato c’è una quantità di dolci di prezzo compreso fra uno e tre euro.
L’aspetto fisico è sempre curatissimo. Parte del regalo consiste proprio nel trovare un oggetto particolarmente bello, particolarmente interessante ma non particolarmente costoso e, soprattutto, adatto a chi lo riceve.
Tutto questo crea un’atmosfera del tutto particolare, soffice e diffusa, di calore umano che non ho mai provato con non-giapponesi.
Insegno italiano e uno dei rituali che si è venuto a creare spontaneamente è quello appunto dello scambiarsi regali. Questa attività occupa i primi cinque minuti di ogni lezione e ogni volta mi stupisco di quello che riescono a portare spendendo qualche modesto spicciolo.
Va da sé che io mi dimentico spesso, ma nessuno sembra farsene un problema. I regalini arrivano comunque.
Non si tratta tanto del fatto che, siccome sono straniero, vengo considerato un bifolco da scusare, ma quanto che sanno che si tratta di disattenzione, nulla di più.
In altri termini, la mia individualità viene presa in considerazione, cosa che non collima con uno dei tanti pregiudizi che circolano su di loro.
Una delle tre mi ha esplicitamente confermato che le piace moltissimo fare regali perché parlano per lei. Da buona giapponese, si sente un incapace con le parole. I piccoli Regali dicono quello che lei non riesce dire.
Lo scatola di dolci che vedete nella foto costa più o meno dieci euro e contiene dieci ottimi dolci. Una basta per vari incontri nel corso di una settimana o due. Notare come dicevo il design curatissimo in un prodotto di basso prezzo.