Immaginate di immergervi in un bagno caldo e fumante dopo una lunga giornata, il calore avvolge il vostro corpo e scioglie lo stress. Ora, immaginate che questa vasca sia un grande calderone di ferro riscaldato direttamente da un fuoco sottostante. Questa è l’essenza del goemonburo (五右衛門風呂), una tradizionale vasca da bagno giapponese con una storia affascinante e un sorprendente legame con un leggendario fuorilegge.
Le origini del goemonburo: un bagno nella storia
Le origini del goemonburo non sono ben definite, ma si ritiene che queste vasche si siano diffuse maggiormente durante il periodo Edo (1603-1868). In un’epoca precedente all’idraulica moderna e all’acqua calda facilmente disponibile, il goemonburo offriva una soluzione pratica per riscaldare l’acqua del bagno. Queste vasche, tipicamente in ferro, venivano poste direttamente sopra il fuoco che riscaldava il fondo della vasca, scaldando l’acqua al suo interno.


Le immagini della galleria sono di un romanzo comico di periodo Edo, il “Tōkaidōchū Hizakurige” (東海道中膝栗毛, tradotto anche in italiano) scritto da Jippensha Ikku ( 十返舎一九). Nell’episodio ambientato alla stazione di posta di Odawara, i due protagonisti non sapevano che nel goemonburo si usava immergere una gesuita (ゲス板). Pensando che fosse semplicemente il coperchio della vasca, la tolsero ed entrarono direttamente nel goemonburo, rischiando di scottarsi le piante dei piedi. Allora, indossando dei sandali per recarsi in bagno, entrarono nella vasca, finendo per sfondarne il fondo.
Periodo Edo e la diffusione del goemonburo
Il periodo Edo fu un’epoca di relativa pace e prosperità in Giappone, che portò anche a uno sviluppo delle abitudini igieniche e della cultura del bagno. Il goemonburo divenne un elemento comune nelle case, soprattutto nelle zone rurali, offrendo un momento di relax e socializzazione.
Ishikawa Goemon: il fuorilegge e il suo tragico destino
Il nome “goemonburo” è indissolubilmente legato alla figura leggendaria di Ishikawa Goemon (石川五右衛門), un fuorilegge simile a Robin Hood che, secondo la tradizione popolare, visse alla fine del XVI secolo. È considerato una figura storica e i testi giapponesi disponibili forniscono ulteriori dettagli sulla sua vita.
Nel 1594, durante il regno di Toyotomi Hideyoshi, Goemon e la sua banda furono catturati e Goemon incontrò una fine orribile: fu condannato a essere bollito vivo (kama-iri no kei – 釜煎の刑 – letteralmente “pena della bollitura in un calderone”) assieme al figlio piccolo (a seconda della versione della storia) di fronte al Nanzen-ji, a Kyōto. La leggenda vuole che Goemon abbia salvato il figlioletto tenendolo sospeso sopra la testa. Questa è solo una delle versioni dell’esecuzione di Goemon.

Kama-iri: un’antica forma di esecuzione
Il racconto della condanna di Ishikawa Goemon fu arricchito di dettagli nel corso del tempo, soprattutto durante il periodo Edo, contribuendo a creare la sua immagine leggendaria. Il kama-iri (釜煎 – bollitura in un calderone) era una forma brutale di esecuzione in uso in alcune zone del Giappone durante il periodo Sengoku, che prevedeva di bollire il condannato in un grande calderone pieno di olio o acqua.
Questa pratica, seppur in contesti diversi, trova un eco anche in opere di finzione moderne, come nel manga e anime One Piece, dove la morte di Oden Kōzuki, bollito vivo in olio bollente per la sua ribellione, richiama la stessa immagine di sofferenza e ingiustizia. Entrambe le scene, pur appartenendo a mondi narrativi distinti, sottolineano la crudeltà di tali punizioni e il loro impatto duraturo sulla memoria collettiva.
Il calderone ritrovato
Per uno strano scherzo del destino, il calderone stesso utilizzato per queste esecuzioni fu ritrovato nel 1906. Il dottor Ogawa Shigejiro (小河滋次郎), un importante amministratore carcerario e studioso di diritto dell’era Meiji, lo trovò abbandonato nel carcere di Nara e lo fece trasferire a Tōkyō.
Questa riscoperta riportò il calderone, e quindi il ricordo del destino di Goemon, alla coscienza pubblica. Il calderone fu poi esposto in varie mostre dall’Associazione delle Prigioni, diventando una popolare attrazione. Purtroppo, il calderone è ora perduto, anche se la sua forma documentata corrisponde alle testimonianze storiche.
Sebbene l’autenticità di questo particolare calderone non possa essere provata definitivamente, è un potente ricordo di questo oscuro capitolo della storia. Il Ministero della Giustizia e altre istituzioni correlate conservano numerosi e preziosi documenti storici, e la conservazione di questi materiali per le generazioni future è una responsabilità cruciale.
Goemonburo e la vita quotidiana
In passato, il goemonburo ha svolto un ruolo significativo nella vita quotidiana in Giappone. Preparare un bagno era un processo laborioso. Innanzitutto, bisognava raccogliere la legna da ardere e accendere il fuoco sotto la vasca. Bisognava prestare attenzione a regolare il fuoco per evitare di surriscaldare l’acqua o danneggiare la vasca. Spesso, una tavola o una griglia di legno veniva posta sul fondo della vasca per evitare che i bagnanti si scottassero con il metallo caldo.
Il goemonburo non era solo un luogo per lavare il corpo; era anche uno spazio sociale dove famiglie e comunità potevano riunirsi e rilassarsi. Questi bagni erano particolarmente comuni nelle zone rurali e sono stati un elemento fondamentale delle case giapponesi per un considerevole periodo di tempo.
Declino ed eredità moderna
Sebbene sia difficile individuare cronologie precise, diverse fonti giapponesi suggeriscono che il goemonburo rimase in uso fino al periodo Shōwa (昭和時代, 1926-1989), soprattutto nelle zone rurali dove l’accesso all’idraulica moderna arrivò più lentamente. Alcune fonti indicano che era ancora in uso in alcune case anche nella prima parte della seconda metà del XX secolo, anche se la loro diffusione diminuì significativamente dopo la seconda guerra mondiale con la crescente disponibilità di scaldabagni a gas ed elettrici e vasche da bagno moderne.
La transizione dal goemonburo fu guidata da fattori come la comodità, i problemi di sicurezza legati alle fiamme libere e la disponibilità di alternative più moderne ed efficienti. L’introduzione dei bagni pubblici (sentō – 銭湯) fornì anche un’ alternativa, contribuendo ulteriormente al declino del goemonburo nelle case private, soprattutto nelle aree urbane.
Il goemonburo oggi
Sebbene l’idraulica moderna abbia in gran parte sostituito il goemonburo nelle case giapponesi, la sua eredità permane. È ancora possibile trovare queste vasche tradizionali in alcune zone rurali, nei ryokan (旅館) le locande tradizionali e occasionalmente negli onsen (温泉 – sorgenti termali). La loro presenza funge da collegamento tangibile con il passato del Giappone, ricordandoci un tempo in cui fare il bagno era un’esperienza più comunitaria e laboriosa.
Immergersi in un goemonburo oggi è più che fare un bagno; è immergersi nella storia e vivere un aspetto unico della cultura giapponese. È un’occasione per connettersi con il passato e apprezzare l’ingegno e la resilienza di coloro che ci hanno preceduto. Mentre l’immagine della tragica fine di Ishikawa Goemon potrebbe persistere, il goemonburo si è evoluto in un simbolo di calore, relax e connessione con il ricco patrimonio del Giappone.