Immaginate di trovarvi a una festa aziendale (enkai, 宴会) in Giappone. La serata volge al termine e, improvvisamente, tutti iniziano a battere le mani all’unisono. Non si tratta di un semplice applauso, ma di un rituale con un profondo significato culturale: l’ippon-jime (一本締め) o l’icchō-jime (一丁締め). Queste usanze tradizionali, utilizzate per concludere eventi, esprimere gratitudine e simboleggiare unità, offrono uno spaccato affascinante delle dinamiche sociali giapponesi, in particolare nel contesto lavorativo.
Etimologia e significato
Ippon-jime: un rituale di chiusura
Ippon-jime (一本締め) si traduce letteralmente con “una chiusura” o “un compattamento”. Il termine ippon (一本) significa “uno”, ma in questo contesto si riferisce a una specifica sequenza ritmica di battiti, non a un singolo battito isolato. È importante notare che, sebbene ippon significhi “uno”, il rituale prevede una sequenza di battiti ben precisa.
Icchō-jime: una versione semplificata
Icchō-jime (一丁締め), invece, significa letteralmente “chiusura chō‘”. Chō (丁) è un’antica unità di misura di lunghezza, ma in questo contesto indica un singolo battito secco, rendendo l‘ icchō-jime una versione semplificata dell’ ippon-jime, più rapida e informale.
Origini storiche
Le radici shintoiste e il mito del kuniyuzuri
Le origini di queste usanze affondano le radici nei tradizionali rituali celebrativi con battito di mani (hakushu, 拍手) tipici dello shintoismo, un legame ulteriormente rafforzato da una connessione mitologica. Il Kojiki (古事記), un’antica cronaca giapponese, narra il mito del kuniyuzuri (国譲り), letteralmente “cessione del paese” o “trasferimento della terra”.
Questo mito racconta di come Ōkuninushi (大国主命), una divinità terrestre (kunitsukami, 国津神) che governava la terra di Izumo, fu persuaso a cedere il controllo del Giappone alla dinastia divina celeste (amatsukami, 天津神) guidata da Amaterasu (天照大神), la dea del Sole.
Questo evento mitologico è considerato un momento cruciale nella mitologia giapponese, che sancisce il passaggio del potere dalle divinità terrestri a quelle celesti. Quando la richiesta viene comunicata a suo figlio maggiore, Kotoshironushi (事代主神), questi esprime il suo consenso con un battito di mani, un gesto interpretato come segno di rispetto e accettazione. Questo mito suggerisce un’origine antica e quasi divina per questa pratica in Giappone, collegandola a concetti di armonia e risoluzione pacifica.
Quando si usa l’ippon-jime?
L’ippon-jime (一本締め) è spesso utilizzato al termine di diverse occasioni, come feste di addio (sōbetsukai 送別会), eventi aziendali (come le già citate enkai), matrimoni e incontri di comunità locali. Si tratta di un’usanza diffusa a livello nazionale, sebbene la forma e il ritmo specifici possano variare leggermente a seconda della regione. Ad esempio, nella regione del Kansai è diffusa una variante chiamata sanbon-jime (三本締め), che prevede tre sequenze di battiti.
L’ ippon-jime nel mondo del lavoro
Nonostante le opportunità di praticare l’ippon-jime siano forse diminuite con la diffusione del lavoro da remoto, esso rimane un elemento importante dell’etichetta aziendale giapponese. Ad esempio, può essere usato al termine di una lunga riunione di lavoro per sancire il raggiungimento di un obiettivo, la conclusione positiva di un progetto o la firma di un contratto. Lo schema ritmico “Pa-pa-pan, pa-pa-pan, pa-pa-pan, pan” (dieci battiti) riveste un significato simbolico: i primi nove battiti corrispondono al carattere kanji per “nove” (九), che in giapponese si pronuncia “ku“, suono che può essere associato alla sofferenza (苦). L’ultimo battito, aggiungendosi ai precedenti, forma il carattere per “cerchio” (丸, maru), a simboleggiare una conclusione armoniosa e di successo, superando le difficoltà rappresentate dal “nove”.
Icchō-jime nei contesti informali
L’ icchō-jime, al contrario, è una versione molto più semplice, che consiste in un singolo battito di mani secco. Questa forma semplificata viene spesso impiegata in contesti più informali o quando il tempo è limitato, ed è talvolta considerata una forma abbreviata dell’ ippon-jime. Ad esempio, l’ icchō-jime può essere usato in un contesto informale tra amici per salutarsi velocemente, per concludere una breve riunione informale o per esprimere un rapido ringraziamento.
Significato sociale e culturale
Unità, gratitudine e formalità
L’ ippon-jime e l’ icchō-jime assolvono diverse importanti funzioni sociali. Innanzitutto, marcano chiaramente la fine di un evento o di un’attività, offrendo un senso di completezza e di chiusura formale. Inoltre, l’ ippon-jime è un modo per esprimere gratitudine e rispetto (kansha, 感謝 in giapponese) verso coloro che hanno contribuito al successo dell’evento o del progetto.
Piuttosto che una serie di ringraziamenti individuali, si tratta di un’espressione collettiva di apprezzamento per il lavoro svolto, i risultati ottenuti e un augurio di successo per il futuro.
Il battito di mani sincronizzato promuove anche un forte senso di unità ( ittai-kan, 一体感), creando un’esperienza condivisa e rafforzando la coesione del gruppo ( rentai-kan, 連帯感). Queste usanze contribuiscono all’importanza che la cultura giapponese attribuisce all’armonia, un valore fondamentale che permea la società giapponese e che ricerca l’equilibrio e la concordia all’interno del gruppo, fornendo un modo strutturato e rispettoso per concludere gli incontri.
L’ ippon-jime passo per passo
Ruolo dell’ organizzatore e le fasi rituali
L’ ippon-jime è solitamente guidato dall’organizzatore ( detto kanji 幹事, in giapponese), la persona responsabile dell’evento, che riveste un ruolo importante nel coordinamento e nella gestione del gruppo. La procedura è ben precisa:
- Osservazioni introduttive ( kōjō 口上): l’ organizzatore pronuncia alcune parole di apertura per preparare i partecipanti al rituale, ringraziando per la partecipazione e riassumendo brevemente i momenti salienti dell’evento.
- Invito all’azione: l’ organizzatore invita i presenti a battere le mani con frasi formali come “O-te o haishaku” (お手を拝借, “Posso prendere in prestito le vostre mani?”) o espressioni più informali come “iyo~” (いよ〜) o “saa, shimemashō!” (さあ、締めましょう! “Bene, concludiamo!”).
- Esecuzione: inizia il battito ritmico vero e proprio: “Pa-pa-pan, pa-pa-pan, pa-pa-pan, pan” (dieci volte). È importante che il ritmo sia mantenuto da tutti i partecipanti per creare un effetto di unisono.
- Osservazioni conclusive: al termine del battito, l’organizzatore esprime i suoi ringraziamenti finali (arigatō gozaimashita, ありがとうございました), concludendo ufficialmente l’evento. Queste parole finali sono essenziali per dare un senso di compiutezza e armonia.
L’etichetta prevede inoltre che, dopo l’ ippon-jime, i partecipanti applaudano quando l’organizzatore o un rappresentante esprime i suoi ringraziamenti. In caso di dubbio, soprattutto per i nuovi assunti, è consigliabile seguire l’esempio degli altri colleghi.
Attraverso l’ ippon-jime e l’ icchō-jime, non solo si conclude un evento, ma si celebrano l’armonia, la gratitudine, il rispetto reciproco e il senso di appartenenza al gruppo, valori profondamente radicati nella cultura giapponese. Comprendere queste usanze significa aprire una finestra sulla complessità e la bellezza delle interazioni sociali in Giappone, e in particolare nel contesto lavorativo.