Shōgatsu


Il Capodanno giapponese

Il Giappone è un paese dove il passaggio al nuovo anno non è solo una notte di festeggiamenti, ma un periodo sacro di rinnovamento spirituale e familiare, ricamato nel tessuto stesso della sua cultura. Questo è lo shōgatsu (正月), il Capodanno giapponese, la festività più importante dell’anno. A differenza dell’enfasi occidentale sulle feste di Capodanno, in Giappone l’attenzione si concentra sui primi giorni del nuovo anno, ricchi di usanze tradizionali e visite a templi e santuari. Questo periodo è profondamente radicato nella cultura giapponese, fondendo credenze shintoiste e buddiste con antiche usanze.

Etimologia

Il termine giapponese per Capodanno, shōgatsu, offre uno sguardo al significato centrale della festività. È composto da due kanji:

正 (shō): Questo carattere significa “corretto”, “giusto”, “principale”. Implica l’idea di rettificare o mettere le cose a posto, segnando un nuovo inizio.

月 (gatsu): Questo carattere significa semplicemente “mese” o “luna”. Pertanto, shōgatsu si traduce letteralmente in “mese principale”, che significa l’inizio dell’anno e il mese più importante. Questa etimologia evidenzia il significato del Capodanno come momento di rinnovamento e di definizione del tono per l’anno a venire.

Origini Storiche

La celebrazione del Capodanno in Giappone ha una lunga storia, influenzata dai cicli agricoli e da antiche credenze. Sebbene sia difficile stabilire con precisione le sue origini, le prime testimonianze di rituali legati al Capodanno risalgono a molti secoli fa, con chiare influenze dalle tradizioni cinesi.

Le origini del Capodanno in Giappone

Prima dell’era Meiji (1868-1912), il Giappone utilizzava un calendario lunisolare basato sul calendario cinese. Di conseguenza, il Capodanno giapponese era celebrato in concomitanza con il Capodanno cinese, coreano e vietnamita, generalmente tra fine gennaio e inizio febbraio, a seconda delle fasi lunari. Questo periodo era profondamente legato all’agricoltura, segnando un momento cruciale per le comunità rurali: un momento per pregare per un raccolto abbondante e prosperità nell’anno a venire.

I rituali di purificazione e di buon auspicio erano quindi strettamente connessi al ciclo delle stagioni e alla vita agricola. Questo periodo di festività non si limitava a un singolo giorno, ma si estendeva per diverse settimane, con una serie di cerimonie e pratiche che culminavano con il koshōgatsu (小正月), letteralmente “Piccolo Capodanno”, celebrato intorno al 15 gennaio del calendario lunare.

Il koshōgatsu segnava la fine delle celebrazioni principali e aveva un’enfasi particolare sulla preghiera per un buon raccolto e sulla preparazione dei campi per la nuova stagione agricola.

La riforma Meiji e il calendario gregoriano

Una svolta significativa avvenne durante la Restaurazione Meiji, un periodo di rapida modernizzazione e occidentalizzazione del Giappone. Nel 1873, il governo decise di adottare il calendario gregoriano, il calendario solare utilizzato in Occidente. Questa decisione ebbe un impatto diretto sulla data del Capodanno, che fu ufficialmente spostata al 1° gennaio. Le motivazioni dietro questo cambiamento furono principalmente di natura pratica ed economica.

L’adozione del calendario gregoriano era vista come un passo necessario per allineare il Giappone con le potenze occidentali, facilitando il commercio, le relazioni internazionali e l’amministrazione pubblica. Mantenere un calendario diverso avrebbe creato difficoltà nelle transazioni commerciali e nella comunicazione con il resto del mondo.

Conseguenze e persistenza delle tradizioni

Nonostante il cambio di data, molte tradizioni e usanze legate al Capodanno pre-Meiji sono state conservate e continuano a essere praticate ancora oggi. Questo dimostra la profonda radicazione culturale di questa festività nella società giapponese. Sebbene la data sia stata uniformata al calendario occidentale, lo spirito e il significato dello shōgatsu come momento di rinnovamento, di unione familiare e di buon auspicio per il futuro sono rimasti intatti.

Oggi, il Giappone celebra il Capodanno il 1° gennaio, ma le tracce del suo passato lunisolare sono ancora visibili in alcune pratiche e festività regionali, specialmente nelle zone rurali e nelle isole di Okinawa, dove in alcune comunità si continua a celebrare il Capodanno secondo il calendario lunare tradizionale.

Shintoismo e buddismo

Shōgatsu è profondamente intrecciato con le credenze sia shintoiste che buddiste, conferendogli una forte connotazione religiosa in Giappone. Lo Shintoismo, la religione indigena del Giappone, enfatizza la connessione con la natura e gli spiriti ancestrali (kami). Durante lo shōgatsu, le persone visitano i santuari shintoisti (jinja) per rendere omaggio ai kami, pregare per buona fortuna (hatsumōde) e ricevere benedizioni. Possono anche acquistare omamori (amuleti) per protezione e buona sorte. Il concetto di purificazione è centrale nello Shintoismo e il Capodanno è visto come un momento per purificarsi dal kegare, ovvero dalle impurità dell’anno precedente.

Anche i templi buddisti svolgono un ruolo nelle celebrazioni del Capodanno. Alla vigilia di Capodanno, molti templi suonano le loro campane 108 volte (joya no kane) per simboleggiare i 108 desideri terreni nella credenza buddista. Questo rituale ha lo scopo di purificare le menti delle persone e prepararle per il nuovo anno. La fusione di queste due religioni ha creato un paesaggio culturale unico in Giappone, dove molte persone partecipano sia alle pratiche shintoiste che a quelle buddiste, specialmente durante eventi importanti come shōgatsu.

Preparativi e Celebrazioni dello Shōgatsu

I preparativi per lo shōgatsu iniziano con largo anticipo, con le famiglie che puliscono le loro case (susuharai) per spazzare via simbolicamente le sfortune dell’anno vecchio. Altri preparativi comuni includono:

Kadomatsu (門松): decorazioni di pino e bambù poste all’ingresso delle case per accogliere il toshigami, divinità del nuovo anno.

Shimekazari (注連飾り): corde di paglia sacre usate per allontanare gli spiriti maligni e segnare spazi sacri.

Mochi (餅) e kagami-mochi (鏡餅): torte di riso, spesso pestate e preparate in vari modi, sono una parte essenziale delle celebrazioni di Capodanno. Il kagami-mochi, in particolare, è una decorazione composta da due dischi di mochi sovrapposti, con un’arancia daidai in cima.

Osechi ryōri (おせち料理): un elemento imprescindibile del Capodanno giapponese, consiste in una serie di piatti speciali, ognuno con un preciso significato simbolico, disposti con cura in eleganti scatole laccate chiamate jūbako. Questi piatti non sono solo deliziosi, ma rappresentano anche un augurio di salute, prosperità e felicità per il nuovo anno. Ad esempio, il kuromame (黒豆), fagioli neri dolciastri, simboleggiano la buona salute, mentre il kazunoko (数の子), uova di aringa, auspicano fertilità e abbondanza di figli. Il tazukuri (田作り), piccole sardine essiccate e candite, erano tradizionalmente usate per fertilizzare i campi di riso e quindi simboleggiano un buon raccolto.

Il periodo del Capodanno stesso viene tipicamente trascorso con la famiglia. Le attività comuni includono: hatsumōde, la prima visita a un santuario o tempio dell’anno; otoshidama, dare denaro in buste decorate ai bambini; giocare a giochi tradizionali, come karuta (giochi di carte) e hanetsuki (volano giapponese); guardare la prima alba dell’anno (hatsuhinode), che simboleggia nuovi inizi e speranza.

Le famose cartoline di Capodanno, nengajō, vengono inviate ad amici e familiari, in modo simile ai biglietti di auguri occidentali. Queste cartoline spesso presentano immagini dell’animale zodiacale dell’anno successivo.

Tradizionalmente, si crede che il contenuto del primo sogno del nuovo anno, hatsuyume, predica la propria fortuna per l’anno a venire. Un sogno particolarmente di buon auspicio si dice che includa il Monte Fuji, un falco o una melanzana. Lo zodiaco giapponese, basato sullo zodiaco cinese, assegna un animale a ogni anno in un ciclo di 12 anni. Questi animali sono spesso presenti su nengajō e altre decorazioni di Capodanno. Conoscere l’animale dell’anno corrente è una parte importante dell’alfabetizzazione culturale giapponese.

Un aspetto significativo dello shōgatsu è il ritorno alla propria città natale per visitare i parenti, in giapponese si usa il termine kitaku (帰宅). Questa usanza rafforza i legami familiari e consente alle giovani generazioni di connettersi con le proprie radici.

Shōgatsu è più di un semplice cambio di calendario; è un momento di profondo significato culturale e spirituale in Giappone. È un periodo di riflessione, rinnovamento e speranza per il futuro, profondamente radicato nella storia e nelle tradizioni religiose del paese. Offre una visione unica dei valori e delle usanze giapponesi, rendendola un’esperienza culturale affascinante.


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