Toribeno



Disclaimer: le foto presenti in questo articolo non sono di mia proprietà e sono riprese dal sito dell’ente per il turismo della città di Kyōto. Durante il mio soggiorno a Kyōto nel 2004, ho scattato tantissime foto. Dopo averle sviluppate, le ho messe via in qualche scatola che ora è in Italia


Fūsō: un’ Antica Pratica Funeraria Giapponese

Il fūsō (風葬) era un’antica pratica funeraria giapponese, particolarmente diffusa a Heiankyō (平安京, Kyōto). Si sottoponevano i corpi all’azione degli elementi, e il lento processo di decomposizione, accelerato dagli avvoltoi che si nutrivano della carne dei cadaveri, dava vita a questo pratica funeraria conosciuta anche come chōsō (鳥葬). L’inizio di un viaggio ultraterreno segnato da un profondo rispetto per il ciclo della vita e della morte, un rito che oggi ci appare straniero ma che un tempo era profondamente radicato nella cultura giapponese.

Il significato spirituale del fūsō

Questo metodo di sepoltura era considerato un modo per riconsegnare il corpo e l’anima alla natura e favorirne il passaggio nell’aldilà. Un’usanza affascinante e al tempo stesso inquietante, che ci rivela un aspetto poco noto della cultura giapponese di quel periodo e che solleva speso interessanti interrogativi sulla concezione della morte e dell’oltretomba nelle società antiche.

Heiankyō

Heian-kyō (平安京) era quella che oggi definiremo una metropoli in costante crescita, con una popolazione stimata tra i 120.000 e i 130.000 abitanti. La gestione dei defunti, in una città così densamente popolata, rappresentava una sfida sanitaria e logistica di primaria importanza. Per garantire l’igiene pubblica e preservare la sacralità dei luoghi, si decise di spostare progressivamente i cimiteri al di fuori dei confini urbani. Tuttavia, la necessità di mantenerli raggiungibili costrinse autorità e abitanti a trovare un equilibrio tra la distanza dalla città e la praticità dei riti funebri.

Toribeno, il confine tra due mondi

Sulle colline di Higashiyama (東山), piu precisamente ai piedi del monte Amidagamine (阿弥陀ヶ峰) sorgeva Toribeno (鳥辺野), una delle necropoli più estese di quel periodo. Questo luogo, ricco di storia e di significati simbolici, era considerato il confine tra il mondo terreno e l’aldilà. A testimonianza di ciò, ancora oggi a Kyōto esiste il rokudō no tsuji (六度の辻, letteralmente “l’incrocio dei sei sentieri”)  segnato da due monumenti di pietra. Uno di questi si erge nei pressi rokudō chinnō-ji (六道珍皇寺, un tempio buddista) mentre l’altro è posizionato a sud-est alla base della scalinata che conduceva al Toribeno. Questi due monumenti, che delimitavano simbolicamente il confine tra il mondo dei vivi e l’aldilà, sono un’eredità del passato che ci rivela molto sulla concezione della morte e dell’aldilà nella cultura giapponese.

Toribeno, luogo di eterna quiete, ha accolto nel corso dei secoli figure di spicco della storia e della letteratura giapponese. Non solo il potente reggente Fujiwara no Michinaga (藤原道長), e la consorte imperiale Fijuwara no Sadako (藤原定子), trovarono qui la loro ultima dimora, ma anche i personaggi immortali del Genji Monogatari (源氏物語) di Murasaki Shikibu, furono destinati a riposare in questo luogo.

Kūkai e l’introduzione dei riti funerari

L’antica usanza di lasciare i corpi esposti agli elementi si trasformò radicalmente quando il saggio Kūkai, recatosi nella capitale colpita da una grave epidemia, insegnò alla popolazione locale la pratica di seppellire i morti nel terreno, per contenere l’epidemia, e a pregare per loro. A tale scopo fondò anche il Gochizanrengeji (五智山如来寺). La fondazione di questo tempio fu un punto di svolta, sancendo l’abbandono progressivo di una pratica arcaica a favore di una concezione più rispettosa della morte.

Usanze funerarie nella società di periodo Heian

Nell’antica capitale giapponese le disparità sociali si riflettevano anche nelle usanze funerarie. Mentre i nobili, a partire dal rango di sanmi (三位, il terzo rango più alto all’interno della corte) godevano di elaborate cerimonie funebri e tombe, i comuni cittadini erano limitati a sepolture più semplici e spesso collettive, a causa dei costi proibitivi della cremazione (dovuto in gran parte alla grande quantità di legna da ardere necessaria), pratica quindi nota ma ristretta ad un numero ristretto di persone.

Toribeno e lo Tsurezuregusa

Un riscontro che la cremazione fosse utilizzata anche presso il Toribeno risale al periodo Kamakura (鎌倉時代,  1185-1333), quando il saggista Yoshida Kenkō (吉田兼好), con la sua proverbiale sensibilità, immortalò nell’opera intitolata Tsurezuregusa (徒然草) il seguente verso:

あだし野の露、鳥辺野の煙

adashino no tsuyu, toribeno no kemuri

La rugiada di Adashino, il fumo di Toribeno

Adashino, che si trova non distante da Arashiyama, era un’altro grande cimitero utilizzato durante il periodo Heian e dove veniva praticato il fūsō. Si racconta che Kūkai fondò il Nenbutsuji (念仏寺) e all’interno di questo tempio fece disporre 10.000 statue del Buddha per commemorare le anime di coloro che non avevano ricevuto una degna sepoltura.

Sai no Kawara

Molte di queste sono andare distrutte, sepolte e disperse nelle zone limitrofe con il passare degli anni. A metà dell’era Meiji (1868-1912), gli abitanti della zona e i funzionari del tempio iniziarono a riunire tutte le statue all’interno del perimetro del tempio in una zona conosciuta come sai no kawara (西の河原).

Fonte: Nenbutsuji Website

Il nome di quest’area deriva da sai no kawara (賽の河原) che nell’inferno buddista, è la sponda del fiume sanzu dove le anime dei bambini morti prematuramente (水の子, mizuko) sono costrette a costruire torri di pietre come punizione per aver causato gravi sofferenze ai propri genitori. Come in un limbo questo bambini costruiscono queste torri di pietra che vengono continuamente abbattute da dei demoni fino a quando Jizō Bosatsu (地蔵菩薩) non arriva in loro aiuto salvandoli da questo supplizio.

Sentō kuyō

Tutte le statue, ad oggi se contano circa 8.000, sono collocate rivolte verso il centro dove si trova una pagoda e una stato si Amida Nyorai. Le statue sono spesso paragonate a persone attente ad ascoltare un sermone del Buddha. Ogni anno passate le celebrazione del Bon migliaia di candele vengono accese in un rituale chiamato sentō kuyō (千灯供養) durante il quale le persone si raccolgono in preghiera.

Fonte: Nenbutsuji website

Ritornando al verso dello Tsurezuregusa si può intuire come questo voglia essere una metafora, che evoca la precarietà dell’esistenza umana. L’ immagine delle statue di pietra di Adashino, costantemente bagnate dalla rugiada, l’idea di una continua presenza della morte e dell’eterno ricordo dei defunti. La rugiada, simbolo di vita e rinascita, si contrappone alla morte rappresentata dalle statue, creando un’atmosfera di profonda malinconia e riflessione sulla transitorietà della vita.

L’immagine del fumo perenne che si alza verso il cielo da Toribeno, suggerisce l’idea di una vita che continua a bruciare, di un ciclo continuo di nascita e morte. Sottolinea l’idea che la morte è una parte integrante della vita e che la memoria dei defunti rimane viva.

Toribeno: un portale verso l’aldilà

Gli storici ritengono che la scelta di Toribeno come cimitero a Heiankyō non sia stata puramente casuale o dettata solamente da necessità logistico sanitarie, ma abbia avuto anche significati più profondi. La sua posizione geografica, a est della città, era considerata propizia per il viaggio spirituale verso la saihō jōdo (西方浄土), “la terra pura occidentale”, che Amida Nyorai insegna si trovi a “dieci miliardi di terre buddhiste a ovest del mondo degli umani”.
Questa credenza, radicata nel buddismo, trasformava Toribeno in un vero e proprio portale verso l’aldilà attraverso il quale le anime potessero raggiungere la terra pura a ovest.

Toribeno e il clan Taira

L’attuale Toribeno è un vasto cimitero situato vicino al Kiyomizu-dera (清水寺). Taira no Kiyomori (平 清盛), il primo leader a stabilire un governo militare in Giappone, deciso di trasferirlo in questa zona. Nelle vicinanze sorge il Rokuharamitsuji (六波羅蜜寺), tempio che oltre ad essere un importante sito storico della citta, in passato fu l’epicentro del potere del clan Taira alla fine dell’era Heian.

Fonte: minnanohaka

Il clan Taira fu una potente famiglia aristocratica che dominò il Giappone durante il periodo Heian e questo tempio fu teatro di numerosi eventi cruciali nella storia del paese, tra cui la genpei gassen (源平合戦1180-1185, “Guerra Genpei“) che vide il clan Taira opporsi a quello dei Minimoto. I giapponesi chiamano spesso questa guerra jishō juei no ran (治承寿永の乱), dalle ere Jishō (治承) e Juei (寿永) in cui si svolse.

Fonte: Rokuharamitsuji Website

Nonostante lo splendido paesaggio urbano della odierna Kyōto, si crede che molti luoghi con nomi che terminano con il kanji “野” in passato siano serviti come cimiteri. Questi luoghi, un tempo destinati alla sepoltura, offrono oggi uno spaccato affascinante sulla storia della città.


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