Come si fa a capire una frase giapponese, se è scritta senza interpunzione?


Prendiamo un testo qualsiasi per analizzarlo. Io di solito uso a questo scopo le prime due frasi del “Paese della neve”. Ho tentato di scrivere l’articolo in modo che anche coloro che non conoscono il giapponese possano leggere e partecipare alla gioia di capire.

国境の長いトンネルを抜けるとそこは雪国であった夜のそこは白くなった。
Questo è il giapponese senza alcuna interpunzione, come si sarebbe fatto una volta.
Eccone la trascrizione in caratteri romani.
Kokkyōnonagaitonneruwonukerutosokohayukigunideattayorunosokohashirokunatta.
In buon italiano
“Il lungo tunnel sul confine finì ed apparve il paese della neve. Il fondo della notte si fece bianco.”.
E ora vediamo come è possibile fare a meno della punteggiatura. Non esiste un solo segreto, ma tanti piccoli trucchi che ti permettono di avanzare senza troppi problemi. Il giapponese è così, è una lingua caotica e disorganizzata. Scopriremo che l’interpunzione è comoda, ma non necessaria. Ancora meno necessaria è nel caso del giapponese, dove i caratteri cinesi ci indicano volta per volta la posizione del verbo e dei sostantivi.

Il pezzo comincia con due caratteri cinesi. Siccome è molto raro che due caratteri cinesi appaiano uno dopo l’altro senza che facciano parte della stessa parola, concludiamo che i due costituiscono una parola. La leggiamo e vediamo che si tratta di “confine”. Bene. L’ipotesi che potessero essere caratteri separati può essere venire scartata . Il carattere successivo è preso da uno dei due sillabari della lingua giapponese, lo hiragana. Siccome il carattere successivo è un carattere cinese, questo hiragana solitario non può essere che una particella, che in questo caso si legge *no* e funziona come il genitivo sassone in inglese.
Segue 長い. Identificarlo con l’aggettivo “lungo” è immediato grazie al suffisso -i..Segue una serie di katakana, caratteri utilizzati raramente. Possiamo quindi concludere immediatamente che si tratta di una sola parola di origine straniera: tunnel. Abbiamo poi, come previsto, l’indicatore del complemento oggetto wo. Il successivo non può che essere un verbo. I verbi giapponesi finiscono sempre con una u. Capire dove il verbo finisce quindi è immediato. Nukeru. Abbiamo quindi il to. Può essere una congiunzione o può essere parte della parola successiva. Escluso il secondo caso (la parola che viene a nascere non esiste), non ci rimane che il primo.
Ha si legge wa ed è semplicemente un indicatore del soggetto logico della frase.
Attenzione. Non del soggetto. Del soggetto **logico** della frase. il soggetto logico e quello grammaticale possono differire In tale caso, il ha va al soggetto logico.
Tradurre il resto della frase, due parole solamente, è elementare.
La frase che abbiamo appena letto ha un senso compiuto, quindi sappiamo che il termine che segue, notte, deve essere il soggetto logico della frase successiva. Per le stesse ragioni viste all’inizio della prima frase sappiamo che il no che segue è una particella. Segue un solo carattere seguito dal marcatore del soggetto logico. Ecco un’altra parola.
Il carattere successivo vuol dire “bianco”, ma l’aggettivo è stato declinato e finisce in -ku. Questo ci dice che è legato logicamente alla parola successiva, natta, che è il passato di diventare. Il tutto quindi significa “ diventò bianco.
La traduzione è finita.


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