Nagatsuki
Avete mai sentito parlare di nagatsuki? Questo antico termine giapponese evoca immagini di notti lunghe e limpide, di lune brillanti che illuminano cieli autunnali. Ma cosa significa esattamente e perché è così legato alla cultura giapponese?
Il tempo che cambia: dal kyūreki allo shinreki
Prima dell’arrivo del periodo Meiji (1868-1912), ovvero prima che il Giappone aprisse le sue porte al mondo occidentale, il tempo era scandito da un calendario molto diverso da quello che utilizziamo oggi. Si trattava del kyūreki, un calendario tradizionale conosciuto anche con il nome di inreki (陰暦). Un calendario lunisolare che seguiva sia il movimento della luna che quello del sole. Questo calendario, profondamente radicato nelle tradizioni agricole e religiose del Giappone, divideva l’anno in dodici mesi, ognuno con un nome evocativo che celebrava le caratteristiche della stagione corrispondente.
Tra questi dodici mesi, nagatsuki (長月) occupava un posto speciale. Questo termine, che letteralmente significa “mese lungo”, si riferiva al nono mese dell’anno lunare e indicava il periodo in cui le notti iniziavano ad allungarsi, creando un’atmosfera di calma e riflessione.
Perché nagatsuki?
Il nome nagatsuki è legato all’osservazione della natura. In autunno, le notti si allungano e la luna, splendente nel cielo scuro, diventa un punto focale per molte attività e celebrazioni. Le persone si riunivano per ammirare la luna, comporre poesie e condividere storie. Questo legame profondo tra l’uomo e i ritmi della natura è alla base del significato di nagatsuki.
Un retaggio che sopravvive
Con l’arrivo del periodo Meiji e la conseguente modernizzazione del Giappone, il kyūreki fu gradualmente sostituito dallo shinreki, il calendario gregoriano utilizzato ancora oggi. Tuttavia, il fascino di nagatsuki, come quello degli altri wafūgetsumei (和風月名, nomi giapponesi dei mesi), continua a vivere nell’immaginario collettivo dei giapponesi, diventando sinonimo di settembre nel calendario gregoriano.
È importante sottolineare che settembre nel calendario lunare non corrisponde esattamente a settembre nel calendario solare. In realtà, nagatsuki si colloca tra la fine di settembre e l’inizio di novembre nel nostro calendario attuale. Questa differenza è dovuta al fatto che il calendario lunare è più corto di quello solare e si sposta gradualmente nel corso degli anni.
Origine del termine
L’origine del termine nagatsuki è avvolta nell’incertezza, dando vita a diverse teorie e interpretazioni. La più accreditata tra queste collega il nome all’allungarsi delle notti in autunno. Dopo lo shūbun (秋分), l’equinozio d’autunno, le giornate si accorciano progressivamente e le notti si fanno sempre più lunghe. Da qui, l’ipotesi che nagatsuki (長月) sia una contrazione di yonagatsuki (夜長月), ovvero “mese di lunghe notti”.
Un legame con la natura e le tradizioni agricole
Tuttavia, questa non è l’unica spiegazione possibile. Altre teorie collegano il nome nagatsuki alle attività agricole tradizionali, in particolare alla coltivazione del riso. Si ipotizza che possa derivare da termini come inekarizuki (稲刈月, “mese del raccolto del riso”), ineagarizuki (稲熟月, “mese della maturazione del riso”) o honagatsuki (穂長月, “mese della crescita delle spighe di riso”). Con il tempo la contrazione di questi termini avrebbe portato all’attuale nagatsuki. Queste interpretazioni sottolineano il profondo legame tra il calendario lunare e i ritmi della natura, in particolare quelli legati all’agricoltura, pilastro fondamentale della società giapponese tradizionale.
L’incertezza sull’origine precisa del nome nagatsuki aggiunge un tocco di fascino a questo antico termine. Ognuna delle teorie proposte offre una prospettiva diversa e ci invita a riflettere sul profondo legame tra l’uomo e la natura, un legame che ha plasmato la cultura e le tradizioni giapponesi.
Nomi alternativi
Nezamezuki
Chi non ha mai sperimentato la sensazione di svegliarsi nel cuore della notte, avvolto da un silenzio ovattato e da un leggero brivido? Soprattutto in autunno, quando le giornate si accorciano e le notti si fanno più fresche, il sonno può diventare più leggero. Forse il rumore di qualche animale notturno, o semplicemente il nostro corpo che si adegua ai ritmi della natura. Ma non è solo il corpo a risvegliarsi: in autunno, anche la mente sembra più attiva. Pensieri e preoccupazioni affiorano con più insistenza, rendendo il sonno ancora più leggero. I giapponesi di un tempo, forse piu sensibili a questi cambiamenti della natura e dell’animo umano, hanno dato un nome a questo periodo: nezamezuki (寝覚月), letteralmente “mese degli risvegli”. Settembre, con le sue notti lunghe e i suoi silenzi, era per loro il momento in cui i pensieri più profondi emergevano dalla notte, quasi a volersi confondere con la nebbia mattutina. Nezame (寝覚) in lingua giapponese vuol dire svegliarsi durante il sonno.
Odakarizuki
Il nono mese del calendario lunare, in Giappone, era dedicato a un’attività fondamentale per la sopravvivenza delle comunità rurali: la raccolta del riso. Da qui il nome odakarizuki (小田刈月), letteralmente “mese della raccolta del riso”. Il raccolto del riso era un momento di festa e di ringraziamento, un’occasione per celebrare l’abbondanza e la ciclicità della natura. L’autunno, con la sua abbondanza, era celebrato come il culmine di un ciclo naturale. Il kanji “小”, che significa “piccolo”, potrebbe sembrare fuori luogo, ma in realtà è quello che in giapponese viene definito come settōgo (接頭語), un prefisso per addolcire, un esempio di come la lingua giapponese sia ricca di sfumature e di come i suoni delle parole possano evocare immagini e sensazioni.
Kikushū
Settembre, nel calendario lunare, era conosciuto con molti nomi che celebravano la fioritura del kiku (菊) il crisantemo, fiore simbolo della casa imperiale giapponese. Kikushū (菊秋), letto anche kikuaki, letteralmente “autunno del crisantemo”, assieme ad altri nomi come, kikumizuki (菊見月), kikusakizuki (菊咲月), kikuhirakizuki (菊咲月) e kikugetsu (菊月) era tutti attribuiti a questo mese che aveva come protagonista questo nobile fiore.
Il 9 settembre, in particolare, dal periodo Edo (1603-1868) in Giappone si celebra il kiku no sekku (菊の節句), la Festa del Crisantemo.
Momijiuzuki
Il nono mese lunare era un periodo molto atteso dai giapponesi, tanto da essere chiamato momijizuki (紅葉月), ovvero “mese delle foglie rosse”. Era il momento in cui la natura si preparava al riposo invernale, offrendo uno spettacolo di colori indimenticabile. Gli antichi giapponesi erano particolarmente sensibili alla bellezza della natura e avevano un nome per ogni sfumatura delle foglie autunnali. Usumomiji (薄紅葉) e muramomiji (斑紅葉) sono solo alcuni esempi di come la lingua giapponese fosse ricca di espressioni per descrivere il mondo naturale durante questo periodo dell’anno.
Ryōshū
Il termine ryōshū (涼秋) significa letteralmente “autunno fresco”. Tuttavia, in questo contesto, il significato del kanji “涼” (fresco) indica una sensazione di freddo, un leggero brivido che percorre il corpo. Dato che molti giorni di settembre corrispondevano a questa descrizione, ryōshū divenne uno dei nomi alternativi per il nono mese del calendario lunare.
Comprendere il significato di nagatsuki ci permette di apprezzare la ricchezza e la profondità della cultura giapponese. Ci aiuta a connetterci con le tradizioni del passato e a scoprire il profondo rispetto che i giapponesi hanno sempre nutrito per la natura e i suoi cicli. Inoltre, ci offre uno sguardo affascinante su come il tempo veniva percepito e vissuto in un’epoca in cui l’uomo era più strettamente legato ai ritmi della terra.