Nagoshi no Harae


Tra i riti più suggestivi del Giappone, il nagoshi no harae (夏越の祓), con il suo chi no wa kuguri (茅の輪くぐり), spicca per la sua semplicità e profondità. Celebrato nel mese di Giugno nei santuari shintoisti, questo rituale di purificazione offre ai fedeli l’occasione di liberarsi dalle impurità accumulate durante la prima metà dell’anno e di prepararsi ad affrontare i mesi successivi con rinnovata serenità. In questo articolo, vi guideremo alla scoperta di questo rituale, un viaggio attraverso le sue origini, il suo significato e il modo corretto per attraversare l’anello di erba sacra. Conosceremo inoltre i kataashiro, i simboli delle nostre colpe e sfortune, e comprenderemo il valore spirituale di questa antica tradizione.

Che cos’è il Nagoshi no Harae?

Il nagoshi no harae è una cerimonia di purificazione che si tiene alla fine di Giugno presso i santuari shintoisti. I partecipanti attraversano un anello di erba sacra, detto chi no wa kuguri, per purificarsi da peccati e impurità. L’anello di erba sacra è chiamato “chi no wa” e viene realizzato intrecciando erba chigaya, il miscanto.

Nell’antica tradizione shintoista, si ritiene che le azioni quotidiane accumulino peccati e impurità. Per questo motivo, sin dai tempi antichi si è celebrata una cerimonia conosciuta come ooharae (大祓, “grande purificazione”) per purificare questi peccati e impurità. In Giappone, si celebrano due riti di purificazione durante l’anno, quello che si tiene a fine Giugno si chiama nagoshi no harae (夏越の祓, “grande purificazione estiva”), mentre quella che si tiene a fine Dicembre si chiama toshikoshi no harae (年越の祓, “grande purificazione di capodanno”) o toshikoshi ooharae (年越大祓).

Il nagoshi no harae non si limita a un rituale di purificazione, ma assume un valore più profondo. È un’occasione per esprimere riconoscenza per le benedizioni ricevute durante la prima metà dell’anno e per invocare salute e prosperità per i mesi a venire. Aperto a tutti e celebrato in santuari in tutto il Giappone, assume in alcuni casi un’atmosfera festosa, diventando un evento atteso da molti come un vero e proprio festival estivo.

Il significato del passaggio attraverso l’anello

La leggenda di Somin Shōrai

Il chi no wa kuguri, il rituale del passaggio attraverso l’anello di miscanto che i giapponesi compiono durante il nagoshi no harae, affonda le sue radici nella ricca mitologia giapponese. Una leggenda narra di un viaggiatore in cerca di un posto dove riposare che si imbatté in due fratelli. Il minore, nonostante la sua ricchezza, lo respinse con durezza, mentre il maggiore, Somin Shōrai (蘇民将来), sebbene in condizioni economiche disagiate, lo accolse con generosità.

Fonte: Wikipedia

La leggenda narra che il viaggiatore stanco che bussò alla porta di Somin Shōrai non era un semplice uomo, ma la potente divinità shintoista Mutō no Kami (武塔神), conosciuta anche come Mutō Tenjin (武塔天神) o Susanoo no Mikoto (須佐之男命). Profondamente toccato dalla gentilezza e dall’ospitalità di Somin Shōrai, Mutō no Kami gli donò un anello di chigaya, come segno di gratitudine e protezione. L’uomo, seguendo gli insegnamenti del viandante divino, indossò l’anello intorno alla vita e, grazie a questo, riuscì a sfuggire all’epidemia che colpì la sua regione e a prosperare per generazioni.

Ispirata da questa leggenda, la gente iniziò a praticare il chi no wa kuguri e ad affiggere gli ofuda (御札, dei talismani) ispirati a Somin Shōrai all’ingresso delle proprie case durante il mese di Giugno. La leggenda di Somin Shōrai ha diverse varianti e rappresenta anche la base del famoso Gion Matsuri (祇園祭) di Kyōto. Secondo la versione legata al rinomato festival, Gozu Tennō (un altro nome di Mutōshin), dopo aver ricevuto ospitalità dalla famiglia di Somin Shōrai, gli suggerì di scrivere la frase “Somin Shōrai no shison nari” (“Qui vivono i discendenti di Somin Shōrai“) in lettere d’oro su carta rossa. Seguendo il consiglio, la famiglia di Somin Shōrai fu risparmiata da un’epidemia che colpì la città, mentre la famiglia del fratello maggiore avido, Gotan Shōrai (che aveva rifiutato di ospitare il viaggiatore), fu completamente decimata.

Ancora oggi, a Kyōto, molti abitanti preservano la tradizione di appendere alle loro case dei fuda, talismani realizzati con fili di miscanto intrecciati noti come chimaki (粽), come simbolo della loro discendenza da Somin Shōrai.

L’ ofuda riporta la scritta: Somin Shōrai no shison nari
Fonte: Kyōto Yasaka Jinja

Come si attraversa il chi no wa?

Foto dell’autore. Isahaya Jinja, Nagasaki-ken

Il rituale del chi no wa kuguri prevede solitamente tre passaggi attraverso l’anello di miscanto, disegnando un otto. Il primo passaggio avviene da sinistra a destra, seguito da un secondo passaggio da destra verso sinistra, per poi concludere con un ultimo passaggio a sinistra per poi procedere verso il seguente anello che si trova di fronte al luogo di preghiera. Esistono però alcune varianti a seconda del santuario. Ecco come si svolge il rituale nel santuario della mia città.

Foto dell’autore. Isahaya Jinja, Nagasaki-ken
  • Prima di attraversare il chi no wa, ci si inchina e successivamente, si passa attraverso l’anello da sinistra a destra recitando le seguenti parole, per poi tornare di fronte all’anello.

水無月の夏越の祓する人は千歳の命延ぶと云うなり

Minazuki no nagoshi no haraesuru hito ha chitose no inochi nobutoiu nari

Chi compie la purificazione d’estate durante Minazuki (Giugno) possa allungare la propria vita fino a mille anni.

  • Anche la seconda volta, ci si inchina e attraversando  l’anello questa volta da destra a sinistra, per poi tornare davanti a quest’ ultimo si recitano le seguenti parole:

思ふこと みな尽きねとて 麻の葉を 切りに切りても 祓ひつるかな

Omou koto minatsuki netote asanohawo  kirinikiritemo haraitsurukana

Come se tutti i pensieri appartenessero al sesto mese lunare, si purificano tagliando e tagliando le foglie di chigaya.

  • Al terzo paesaggio, ci si inchina e si attraversa da sinistra a destra, tornando poi davanti all’anello recitando le seguenti parole:

蘇民将来 蘇民将来

Somin Shōrai Somin Shōrai

Ripetere più volte il nome di Somin Shōrai sembra sia visto come un modo per ottenere fortuna o successo, proprio come Somin fu in grado di sfuggire alla carestia che colpi il suo paese.

  • Infine, ci si inchina nuovamente, si attraversa l’anello e si procede al seguente anello che di solito si trova di fronte al luogo di preghiera del santuario.

Le frasi che vengono ripetute ad ogni passaggio sono dette tonaekotoba (唱え詞) e possono variare da regione a regione.

La purificazione con i katashiro durante il nagoshi no harae

I katashiro (形代), noti anche come hitokata (人形, bambole), sono figure simboliche a forma umana, tipicamente realizzate in carta, ma a volte anche in altri materiali. La loro forma e decorazione variano a seconda del loro scopo.

I katashiro, semplici oggetti di carta, rivestono un ruolo fondamentale nei riti di purificazione shintoisti. Questi sono un tipo di yorishiro (依代), ovvero rappresentazioni simboliche, che fungono da tramite tra l’individuo e il kami, assorbendo le impurità e le negatività che gravano sul primo. Attraverso il gesto di strofinare il katashiro sul proprio corpo o di soffiare su di esso, la persona trasferisce le proprie colpe (罪, tsumi) e le contaminazioni (穢れ, kegare) su questo sostituto, liberandosi simbolicamente dal loro peso. Il successivo getto del katashiro in acqua rappresenta l’allontanamento definitivo delle impurità, purificando l’individuo e ripristinando la sua armonia interiore.

Oltre al loro ruolo nella purificazione rituale, i katashiro trovano impiego anche in pratiche volte ad allontanare il maleficio e la sfortuna. In caso di periodi di negatività o sfortuna persistenti, un katashiro può essere utilizzato per assorbire le energie negative o prevenire ulteriori eventi avversi. Se si sospetta di essere vittima di una maledizione, la creazione di un katashiro come bersaglio alternativo può fungere da esca, attirando su di esso gli effetti malefici al posto della persona designata.

Inoltre, i katashiro possono assumere un ruolo centrale in incantesimi e maledizioni, sostituendo un bersaglio umano reale. In questi casi, la bambola di carta viene spesso annotata con il nome, la data di nascita e altre informazioni personali della persona che si desidera colpire. L’esecuzione dell’incantesimo sul katashiro indirizza gli effetti desiderati sulla persona reale rappresentata.

Nella tradizione shintoista, l’utilizzo dei katashiro per scopi malvagi, come maledizioni o incantesimi di negatività, è severamente sconsigliato. I katashiro, infatti, rivestono un ruolo sacro e purificatore, e il loro impiego per causare danno ad altri contraddice l’essenza stessa della spiritualità shintoista che pone grande enfasi sul rispetto e sulla compassione, valori che vengono profondamente violati da simili pratiche.

La pratica di purificazione utilizzando i katashiro affonda le sue radici nella storia giapponese, risalendo al periodo Nara e Heian (710-1185 d.C.). Testimonianze storiche attestano l’utilizzo di questi oggetti rituali come metodo tradizionale di purificazione sin da quell’epoca.

Durante il periodo Heian, un rituale chiamato “nanase no harai” (七瀬の祓え, letteralmente “purificazione delle sette maree”) veniva celebrato mensilmente a corte. Un maestro di divinazione Yin-Yang, noto come onmyōji, offriva un katashiro o hitokata all’imperatore, il quale soffiava su di esso e lo strofinava sul proprio corpo per trasferire simbolicamente le calamità che affliggevano il paese. Infine, il katashiro veniva gettato in mare o in un fiume, liberando così il paese da sfortune e negatività.

Ancora oggi, i katashiro trovano impiego in diverse cerimonie di purificazione, come il nagoshi no harae. In queste occasioni, i fedeli passano attraverso un anello rituale e utilizzano i katashiro per assorbire le proprie colpe, impurità e sfortune. Questi oggetti vengono poi purificati e gettati in acqua o bruciati in un rituale finale.

L’adattabilità dell’utilizzò rituale dei katashiro si manifesta anche in forme più moderne. In molti luoghi è possibile purificare le proprie automobili utilizzando dei katashiro a forma di auto, chiamati kuruma katashiro (車形代). Inoltre, sono recentemente comparsi katashiro pensati per gli animali domestici, dimostrando la capacità di questo rituale di evolversi e rispondere alle esigenze contemporanee.

Foto dell’autore. Isahaya Jinja, Nagasaki-ken

Durante la cerimonia di purificazione i peccati e le impurità accumulate nei primi sei mesi dell’anno possono essere purificati trasferendoli su un katashiro, hitokata attraverso due semplici gesti:

1. Si strofina il katashiro su tutto il corpo, prestando particolare attenzione alle zone dolenti o malate.

2. Infine, concentrandosi sull’intenzione di trasferire i peccati, le impurità e i dolori del corpo si soffia sul katashiro tre volte dicendo “fuuu“. Si ritiene che questo atto trasferisca sul katashiro tutti i peccati, le impurità e i dolori del corpo.

Come si vede nella foto i katashiro riprendono i cinque colori dello Shintō (verde, giallo, rosso, bianco e viola) tipici dei masakaki (真榊), i stendardi colorati che si vedono spesso appesi nei santuari.

A tutti i partecipanti del rituale di purificazione con il katashiro, viene dato un chi no wa mamori (茅の輪守り) un amuleto che deve essere riconsegnato al santuario durante il capodanno per esser bruciato.

Chi no wa mamori, Isahaya Jinja, Nagasaki-ken

Il minazuki, una dolce tradizione di Kyōto

Durante il periodo del nagoshi no harae, a Kyōto si può gustare un dolce speciale che prende il nome dal sesto mese dell’antico calendario lunare Giappone, il minazuki.

Fonte: maff

Nell’antico Giappone, durante il koori no sekku (氷の節句), la festa del primo gelo, i nobili di corte consumavano il ghiaccio conservato nelle ghiacciaie, le himuro (氷室), per augurare un’estate serena. Per la gente comune, però, il ghiaccio era un lusso inarrivabile. Ecco perché a Kyōto nacque il minazuki, un dolce che rievocava la freschezza del ghiaccio con la sua forma e il suo nome, “sesto mese”, e che veniva decorato con fagioli rossi, simbolo di buon auspicio.

Si dice che gustare il minazuki in questa occasione porti salute e fortuna per il resto dell’anno, motivo per cui è diventato un alimento rituale durante il nagoshi no harae.

Il nagoshi no harae è un’occasione per esprimere gratitudine per aver trascorso la prima metà dell’anno in salute e per pregare per un futuro altrettanto prospero. Si tratta di un evento ricco di significato, che ci permette di immergerci nelle tradizioni stagionali e di vivere appieno la bellezza di questo periodo. Attraverso rituali come il passaggio attraverso il chi no wa e mangiando il minazuki, possiamo celebrare la fine di una parte dell’anno e accogliere con gioia quello successivo.


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