La Cina,  Lingua e cultura giapponese

Secondo voi una scrittura a ideogrammi, come il cinese o il giapponese, oltre ad alcune evidenti complicazioni come l’enorme numero di segni ha qualche vantaggio rispetto alla nostra scrittura alfabetica?

Questo post non può essere completo, ma darà una idea vaga di come stanno le cose. Credo sia prima di tutto necessario chiarire di cosa stiamo parlando, per poter poi capire bene gli immensi svantaggi di un sistema come quello cinese o, peggio, giapponese, svantaggi molto più gravi della semplice difficoltà grafica.

Svantaggi

Il sistema è molto più complesso di quanto normalmente creduto. Per cominciare, quelli cinesi non sono ideogrammi perché non assomigliano più a quanto rappresentano.

Il primo è un pittogramma, il secondo è un simbolo fonografico che sta per la parola giapponese per pollo (niwatori). È una differenza cruciale, perché ci dice che uno dei vantaggi degli ideogrammi, la comprensibilità indipendentemente dalla lingua parlata, se ne è andata. È vero che spesso, ma non sempre, un cinese può leggere un carattere giapponese e capire cosa vuol dire senza sapere come si pronuncia, ma questo perché ha memorizzato un insieme complesso di segni, di per sé privi di significato o somiglianza, e non perché quello che ha letto assomigli ad un pollo.

Perché sono stati abbandonati gli ideogrammi? All’inizio c’erano i pittogrammi, che rappresentavano un oggetto concreto, ad esempio un pollo.

Poi sono arrivati gli ideogrammi, che rappresentavano un’idea, ad esempio quella di pollo. La differenza è sottile ma importante. Per poter rappresentare via segni cose non rappresentabili direttamente, come nel caso del sapore del pollo, si usava supponi una parola composta da una lingua umana e un‘immagine del pollo.

Gli ideogrammi si sono poi a poco a poco allontanati dal realismo iniziale, in parte per rappresentare idee sempre piú astratte, arrivando ai simboli fonografici, che rappresentano un suono e basta.

Ryū o 龍, drago.

Quale dei due metodi di scrittura sembra più efficiente?

Il processo di creazione di caratteri nuovi è stato quindi razionalizzato dando loro una struttura interna e limitando i caratteri semplici utilizzabili per crearne di nuovi ai soli membri di una certa lista. Questa pagina del vecchio ed eccezionale dizionario Nelson illustra i 214 tasselli Lego utilizzabili per costruire nuovi caratteri.

Ecco il nostro pollo ed il carattere diviso in radicali (cosi si chiamano i componenti semplici di un carattere).

I caratteri hanno quindi una dimensione nascosta. Regole su regole su come comporre e non comporre, scriverli o non scriverli.

Infine, ed è il problema più grave posto da questo sistema, i caratteri portano sia all’impoverirsi, sia al distorcersi del corredo di suoni che una lingua possiede. Gli omofoni sono un flagello caratteristico di queste società. Cina, Corea, Giappone ne soffrono tutti le conseguenze.

Per dettagli, vedere Kanji and Homophones Part I – Does Japanese Have Too Few Sounds?

Il giapponese ha dieci vocali e circa 20 consonanti, ma non permette sequenze di consonanti. Tenendo questo presente possiamo arrivare a 400 sillabe combinabili in 160 000 modi diversi. Sarebbero sufficienti, ma ci sono i caratteri cinesi.

I giapponesi usano il cinese come noi il greco. (Crio, freddo) (scopia, osservare), crioscopia, è una parola che mi sono inventato, ma si capisce immediatamente cosa vuol dire. Analisi visiva attraverso l’uso del freddo. Le parole composte in giapponese funzionano allo stesso modo col cinese.

Ahimé, il cinese è tonale, il giapponese no, così che quattro vocali di altrettante parole cinesi (ad esempio mā, má, mǎ, and mà) vengono ridotte ad una, ma. Quattro parole diverse in cinese vengono compresse in quattro omofoni in giapponese. Di qui il sovraccarico su alcune sillabe (la sillaba tō, per questa e altre ragioni, corrisponde ad oltre 40 differenti caratteri), mentre altre cadono in disuso. Questo riduce le possibili pronunce dei caratteri cinesi a solo 300 circa.

Il problema del sovraccarico semantico (e quindi delle omofonie) esiste anche in cinese perché, per facilitar la vita a sé stessi e ai lettori, nel creare neologismi uno tende ad evitare caratteri rari, sovraccaricando quelli che sono già fin dall’inizio abusati.

Ho ottenuto questa immagine digitando hoosoo, la prima parola che mi è venuta in mente, nel vocabolario del mio telefonino . Sapendo che quella verticale è la pronuncia, senza sapere il giapponese potete verificare voi stessi che esistono moltissime parole composte pronunciate in questo modo. L’unica cosa che le distingue è il carattere cinese con cui sono scritte. Ed è per questo che, una volta che inizi a scrivere in questo modo, è difficile smettere. I giapponesi ci hanno provato ed hanno desistito. Il problema è tale che in Giappone tracciare un carattere cinese col dito sulla mano per far capire ad un interlocutore di quale omofono si stia parlando è un evento assolutamente normale.

I coreani hanno smesso l’uso di caratteri cinesi (non del tutto), ma ho letto che ne pagano le conseguenze in termini di mancanza di chiarezza.

Nello scrivere, poi, c’è una forte preferenza per le parole composte, appunto di origine cinese e quindi intrinsecamente problematiche a causa delle omofonie.

Scrivere in giapponese è poi un lavoro da certosini che i giapponesi stessi considerano una seccatura, anche con i computer.

Dulcis in fundo, in giapponese non si usano spazi.

Vantaggi

Quando si tratta di tradizioni ci si affeziona un po’ a tutto. Dio ti protegga quindi se osi criticare l’uso di caratteri cinesi, ma io personalmente ci farei la birra. I vantaggi sono una certa brevità del testo, una grande bellezza e decoratività. Poca cosa a paragone dei disagi causati.

Per concludere, qualcosa di divertente. Un linguista cinese ha composto una favola composta esclusivamente dal suono shi pronunciato con toni diversi. Una fantasmagoria di omofoni.

Ed ecco la traduzione per Paolo Lo Re e Francesco Iovine, che sicuramente e giustamente la chiederebbero.

In un covo di pietra, un poeta chiamato Shi Shi,

affetto da dipendenza da leoni, aveva giurato di mangiare dieci leoni.

Andava spesso al mercato a cercare leoni.

Alle dieci, dieci leoni erano appena arrivati al mercato.

In quel momento, Shi era appena arrivato al mercato.

Vide quei dieci leoni e, colla forza delle frecce, fece morire quei dieci leoni.

Shi raccolse i cadaveri dei dieci leoni e andò al covo di pietra.

Il covo di pietra era umido. Lo fece pulire ai suoi servitori.

Pulito che fu il covo di pietra, cercò di mangiare quei dieci leoni.

Mentre mangiava, si rese conto che questi dieci leoni erano in realtà dieci cadaveri di leoni di pietra.

Prova a spiegare questa storia.

Il ruolo dei caratteri cinesi nella storia di quel paese

Questo articolo non sarebbe completo senza la menzione del ruolo esercitato dai caratteri cinesi nella storia di quel paese. La Cina è un’entità molto difficile da definire, particolarmente in lingue europee, che mancano delle categorie necessarie per definirla con esattezza. La Cina è infatti costituita da centinaia di etnie che parlano moltissime lingue.come fanno quindi questi popoli così diversi a riconoscersi come membri di una cultura articolare?

Uno dei pochi modi sensati per definirla è attraverso i caratteri cinesi. Questi ultimi permettono a popolazioni di lingua e posizione geografica molto diverse di condividere una letteratura e una storia scritta e quindi una cultura. Non è quindi esagerato dire che i caratteri cinesi hanno un ruolo fondamentale nel definire. la Cina.

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